22Novembre2024

Silvio Trentin a Mira nella Resistenza

Carlo Verri, Silvio Trentin a Mira nella Resistenza

Domenica 19 agosto 1945, Emilio Lussu, segretario nazionale del Pd'a e ministro nel governo Parri, commemorava in mattinata al Teatro Malibran di Venezia la figura dell'esule antifascista Silvio Trentin, scomparso a Monastier (Tv) il 12 marzo '44. Nel pomeriggio l'oratore si recava a Mira (Ve); qui in presenza del Prefetto Camillo Matter e delle autorità locali visitava la villa di Guglielmo Fortuni e, dopo un breve discorso, di fronte ad una "folla commossa" intitolava al personaggio una delle più belle riviere del Brenta. La giornata del 19 - tra Venezia e Mira - rappresenta sicuramente il primo evento pubblico organizzato in Italia (dopo la Liberazione) in ricordo di Silvio Trentin, seguono verso la fine di settembre San Donà di Piave (Tv), la città dove era nato nel 1885 e Treviso a novembre e dicembre. L'amministrazione comunale di Mira, in effetti, non aveva perso tempo e sin dal 25 maggio (non a caso ad un mese dal 25 aprile) aveva deliberato di dedicare una via all'oppositore veneto al regime, nell'ambito di una più generale revisione toponomastica. Ciò, non solo perché è normale che alla caduta di una dittatura – tra l'altro in seguito ad una lunga e disastrosa guerra – si proceda ad un cambiamento di questo tipo; ma anche e soprattutto perché, nel caso particolare, Silvio per un periodo tra il settembre e l'ottobre '43 aveva dimorato presso la casa del Signor Fortuni, che ancora esiste lungo la strada statale che da Padova porta a Venezia. Lì a Mira il fuoruscito appena rientrato nel Veneto dalla Francia (dopo la caduta di Mussolini) aveva iniziato a lavorare per organizzare la Resistenza su tutto il territorio regionale sia politicamente sia militarmente. Al suo fianco si trovavano gli antichi amici che aveva lasciato quando era partito per l'esilio i primissimi giorni del 1926 per fuggire al fascismo: Armando Gavagnin e Camillo Matter, i quali sono loro con tutta probabiltà a trovare il rifugio sulla Riviera del Brenta a quello che appare da subito il capo della nascente Resistenza veneta. Lo scrive Gavagnin nel 1957 nelle sue memorie e lo conferma indirettamente a molto tempo di distanza il figlio di Guglielmo Fortuni: Giulio, da noi intervistato nel novembre 2010, affermando che suo padre - proprietartio di un iutificio a San Donà - era amico di Matter; l'intervistato, inoltre, non esclude che Silvio e Guglielmo si fossero conosciuti nel primo dopoguerra. Di tale frequentazione pregressa noi però siamo certi, perché Fortuni padre il 6 settembre manda a Silvio un telegramma di felicitazioni per il suo ritorno in patria, nel qual tra l'altro si legge dell'"affetto immutabile amici et ammiratori che vedono in te eroico assertore di libertà sicura garanzia di ricostruzione et preparazione momenti migliori ti abbraccio". Qualche tempo dopo a Villa Fortuni – a quanto pare - si tennero delle riunioni; comunque, oltre a Silvio, a Mira c'era solo il più giovane componente della famiglia Trentin: Bruno, che Giulio Fortuni ricorda (i due ragazzi erano tra l'altro coetanei, entrambi nati nel '26). Ben presto, a fine ottobre-inizio novembre, Trentin dovette abandonare il suo "quartiere generale" mirese, divenuto un luogo poco sicuro per il troppo movimento creatosi attorno. Così, dopo un breve passaggio a Strà (Ve) (non si sa in casa di chi), si trasferì nel cuore di Padova, attirato irresistibilmente da quello che fu il motore primo della Resistenza in Veneto: l'Università, nella quale si trovavano in quei frangenti docenti giovani e meno giovani del calibro di: Norberto Bobbio, Egidio Meneghetti, Concetto Marchesi, accanto a valorosissimi studenti. Insieme a Meneghetti e Marchesi l'antico professore di diritto guiderà il neonato Comitato di liberazione nazionale regionale, il 9 novembre assisterà all'inaugurazione dell'anno accademico con i due figli maschi (cfr. l'intervista a Giorgio – il più anziano dei figli di Silvio - realizzata nel settembre 2011 dall'Anpi di Mira con Luisa Bellina); dieci giorni dopo Silvio e Bruno saranno arrestati dai fascisti in seguito ad una spiata. Furono però rilasciati, quasi subito il giovane e poi ai primi di dicembre il genitore, poiché nulla di grave e certo era emerso a suo carico e anche perché egli risultò profondamente debilitato da una malattia cardiaca, per cui fu immediatamente ricoverato in una clinica a Treviso e successivamente a Monastier, dove spirerà. Pur versando in tali difficili condizioni, negli utltimi mesi resterà in collegamento con i propri compagni di lotta: lo andarono a trovare oltre a Giuseppe Zwirner, Enrico Opocher, Leopoldo Ramanzini, Gavagnin e Matter, personaggi di rilievo nazionale alla guida della lotta partigiana come Leo Valiani. Nel suo lavoro di organizzatore della Resistenza ai tedeschi e fascisti, Silvio aveva sostenuto l'opzione di una larga partecipazione popolare alla lotta e la collegata supremazia in essa dell'elemento politico su quello militare; cioè i comandi dei gruppi armati avrebbero comunque dovuto rispondere alle direttive dettate dai rappresentanti dei partiti riuniti nei Cln. Una simile impostazione derivava direttamente dall'obiettivo da lui assegnato alla battaglia in corso: non solo e non tanto la Liberazione, quanto la Rivoluzione, dunque non la mera fine della dittatura, bensì la costruzione di un nuovo stato su basi nettamente egualitarie e libertarie.

Su questa questione l'esule - appena tornato - si era scontrato con le convinzioni mantenute dalla maggioranza del Partito d'azione a cui lui pur aveva aderito e, all'interno del quale, prevalevano le componenti liberaldemocratiche e soclialdemocratiche, non di certo quella risolutamente socialista a cui egli invece apparteneva. In una lettera dell'ottobre '44 di Silvio a Lussu si trova traccia di quanto appena riferito; il mittente manifestando tutto il suo disagio iniziale per la situazione dimostra comunque un certo ottimismo, in quanto – in realtà – a quella data è già riuscito ad influenzare alcuni giovani azionisti veneti (ad esempio il vicentino Antonio Giuriolo, che tradurrà dal francese il saggio trentiniano Libérer et fédérer). Il Pd'a è l'unica formazione di sinistra non marxista presente all'epoca nella penisola; al suo interno l'ex-fuoruscito è schierato all'estrema sinistra, in minoranza e – a ben guardare - non poteva essere altrimenti. Infatti, questo partito nasce in Italia nel '42 principalmente dalla corrente del liberalsocialismo di Guido Calogero: un'operazione di revisione del liberalismo e non del socialismo marxista, come al contrario era stata per grande parte della sua esistenza in Francia "Giustizia e Libertà", il movimento fondato nel '29 da Carlo Rosselli, Lussu, Francesco Fausto Nitti e altri e a cui presto aveva aderito Trentin stesso. E' inoltre naturale che l'esperienza maturata all'estero da Trentin in connessione con le punte più alte del pensiero e della storia europee, andasse incontro a delle iniziali difficoltà nell'interfacciarsi con la recente opposizione democratica sviluppatasi in patria all'ombra della dittatura, la quale in vent'anni aveva certamente contribuito ad influenzare anche le idee di chi si apprestava a fare la Resistenza. Nonostante tutto ciò, il Nostro decide di rimanere sul territorio a combattere e rifiuta il pressante invito rivoltogli da Lussu e altri compagni a trasferirsi a Roma, affinché entri nella direzione centrale del CLN. Evidentemente in quei frangenti sente molto vicino il traguardo della rivoluzione socialista-libertaria a cui lui mira e, quindi, sulla scelta di restare devono aver di sicuro avuto un peso la sue convinzioni federalistiche. La risoluzione di non spostarsi nella capitale gli sarà fatale.

Bibliografia:
Bruno Trentin. Dalla guerra partigiana alla Cgil, con due interviste inedite, a cura di I. Ariemma e L. Bellina, Roma, Ediesse, 2008.
Commemorazione di Silvio Trentin, in "Giustizia e Libertà. Settimanale veneto del Partito d'azione", 23 dicembre 1945.
Comune di Mira, Verbale di adunanza della Giunta Municipale, 25 maggio 1945.
G. De Luna, Storia del Partito d'azione, Torino, Utet, 2006.
F. Feltrin, Nuovi documenti su Silvio Trentin, Padova, Istituto veneto per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea, 2000.
A. Gavagnin, Vent'anni di resistenza al fascismo. Ricordi e testimonianze, Torino, Einaudi, 1957.
F. Rosengarten, Silvio Trentin dall'interventismo alla Resistenza, Milano, Feltrinelli, 1980.
Silvio Trentin è stato commemorato da Emilio Lussu, in "Giustizia e Libertà. Settimanale veneto del Partito d'azione", 26 agosto 1945.
Telegramma di Guglielmo Fortuni a S. Trentin, da Venezia 6 settembre [1943], in Venezia, Archivio dell'Associazione rEsistenze, Fondo Franca Trentin.
A. Trentin, Antonio Giuriolo (un maestro sconosciuto), presentazione di E. Opocher, Vicenza, Neri Pozza, 1984.
Trentin commemorato a S. Dona, in "Giustizia e Libertà. Settimanale veneto del Partito d'azione", 30 settembre 1945.
S. Trentin, Scritti inediti. Testimonianze e studi, contributi di E. Lussu e H. W. Tobler, a cura di P. Gobetti, Parma, Guanda, 1972.
L. Valiani, Tutte le strade conducono a Roma, Bologna, il Mulino, 1983.