LA PREFAZIONE DI DELORS ALL'EDIZIONE FRANCESE DI "CITTA' DEL LAVORO"
"Tra i protagonisti della resistenza al fascismo, animatore dei grandi conflitti sociali degli anni sessanta-settanta, segretario generale della CGIL, il primo sindacato italiano, dirigente politico presente sia al Parlamento nazionale che al Parlamento europeo, Bruno Trentin è stato presente in tutte le battaglie della sinistra, dopo la guerra in poi.
Io potrei sviluppare tutto il suo itinerario , nelle sue diverse fasi, passando così, dopo il suo impegno durante la guerra, dal Partito comunista italiano alla Sinistra democratica. Avrei potuto in tal modo esaltare le sue qualità: il coraggio, la solidità intellettuale di fronte a tutti i tentativi di "modernismo", dopo la fine dell'impero sovietico, la sua indipendenza di giudizio, espressa a qualunque costo.
Oppure potrei essere tentato, per un altro verso, di lodare le qualità di un uomo che ho avuto la fortuna di incontrare, e col quale ho potuto avere degli scambi: un intellettuale di grande forza, esposto alle intemperie dei conflitti, alle opposizioni personali, agli attacchi pseudo ideologici . In un parola, un uomo in piedi, intransigente ma di grande sensibilità, ed anche un'intellettuale e un ricercatore in scienze sociali, capace di unire il pensiero all'azione.
Non intendo coprire tutte le dimensioni della sua ricerca e della sua azione. Il libro che qui è presentato va molto al di là, per lasciare il posto ad un'analisi politico-filosofica, coinvolgendo alcuni grandi intellettuali che hanno segnato la storia della sinistra.
Tornerò invece all'originalità del suo percorso, a lui, uomo di azione e di responsabilità, animatore del movimento politico come di quello sindacale.
Partendo dal lavoro operaio, dalla fabbrica, dall'impresa industriale, Trentin ha rinnovato l'analisi delle alienazioni del salariato, degli ostacoli che rallentano la sua "capacità" (la possibilità effettiva di un individuo, secondo l'espressione di Amartya Sen), rallentano un percorso che conduce alla libertà e alla personalizzazione.
Prima di tutto occorre smontare i meccanismi del lavoro prima, durante e dopo Taylor. Dare ad ogni lavoratore la conoscenza delle sue potenzialità, la percezione degli ostacoli alla sua autonomia, e alla sua creatività, la necessità dunque della lotta per l'acquisizione dei diritti.
Bruno Trentin copre tutti i parametri della situazione dell'operaio nell'apparato produttivo, la parcellizzazione dei compiti, la poca conoscenza, da parte del salariato, del contesto del suo lavoro, la gerarchia oscura e pesante delle sue motivazioni, le frustrazioni che ne nascono, ivi compresa l'ingiusta remunerazione del lavoro compiuto.
Ci si trovava molto lontano da quella civiltà del lavoro alla quale i militanti aspiravano. Occorreva partire dall'atto fondativo del lavoro per accedere al suo controllo, e alla giustificazione della creazione a partire della natura. Per le caratteristiche intrinsecamente fondatrici del lavoro, andare più lontano di tutti i progetti di cogestione o autogestione, costruire assieme la società del lavoro, senza ingenuità, senza illusioni di base, con il concorso di tutti: dal ricercatore all'ingegnere, dall'operaio al capo reparto, dal programmatore al responsabile. In altri termini, fare emergere l'intelligenza collettiva dei lavoratori.
Bruno Trentin si è senza dubbio trovato qualche volta isolato in questo percorso che ha così tanto sedotto alcuni di noi, senza però mai trascurare le altre dimensioni della sua ricerca e i contro progetti per una società aperta a tutti, nella libertà e nella responsabilità.
Ma la sua proposta rimane sempre ancora attuale, anche se la società cosidetta post industriale ha cambiato numerosi dati, anche se la globalizzazione serve di pretesto ad alcuni per giudicare secondarie le nostre aspirazioni alla personalizzazione di ognuno.
L'intuizione di Bruno Trentin, le sue ricerche applicate, la loro formalizzazione nella battaglia delle idee e nella lotta politica, rimangono la nostra bussola.
Jacques Delors