Beppa Nardari Trentin (1892-1967)
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Giuseppina Nardari, detta Beppa, nasce a Treviso il 25 maggio 1892.
È figlia di Francesco Nardari, direttore e proprietario del prestigioso Collegio Nardari di Treviso, dove anche Silvio aveva studiato dagli 11 ai 17 anni. Dopo la separazione dei genitori rimane, con le due sorelle Gina e Maria, ad abitare con il padre e i figli della seconda moglie. Consegue il diploma magistrale.
Beppa conosce Silvio nel 1914: lui, non ancora trentenne, è già professore ordinario all'Università di Camerino.
Si sposano il 1 aprile 1916 e vanno ad abitare a San Donà, città natale di Silvio. Nel 1917 nasce il primogenito, Giorgio. Intanto Silvio partecipa come volontario alla prima guerra mondiale. La secondogenita, Franca, nasce nel 1919, dopo il loro trasferimento a Venezia. Dopo una sistemazione provvisoria a Ca' dei Cuori a San Marcuola, un palazzo sul Canal Grande, messo loro a disposizione dalla principessa Borghese, prendono alloggio al secondo piano di Palazzo Dolfin Marin, sopra la Banca d'Italia, a Rialto, dove Beppa tiene un salotto molto ben frequentato dall'élite culturale della città e, in seguito, dagli esponenti antifascisti del mondo accademico. Nel '21 il figlio Giorgio, in seguito ad una caduta dal tetto, rimane tra la vita e la morte per molto tempo e questo dramma segna profondamente tutta la famiglia. In seguito alle dimissioni da docente del marito, Beppa con i due figli lo segue in esilio, dove affronta con grande efficienza ed energia tutte le traversie, psicologiche ed economiche che li attendono. Nel dicembre del 1926 nasce il terzogenito, Bruno. Quando nel 1935 aprono la libreria a Tolosa, Beppa collabora con Silvio a farne un luogo di ritrovo di professori, avvocati, magistrati e anche la loro abitazione diventa il salon più animato di Tolosa. Si occupa personalmente della gestione finanziaria della libreria, oltre che dell'organizzazione della casa e dell'economia famigliare, che integra facendo traduzioni e lezioni private d'italiano. Torna una volta l'anno in Italia, per trovare i parenti e il padre malato. Essendo anche lei etichettata come sovversiva e inclusa negli schedari del Casellario politico centrale, iscritta alla rubrica di frontiera, viene segnalata anche per la perquisizione personale. Durante la guerra di Spagna organizza nella loro abitazione l'ospitalità per le decine e decine di volontari che vi transitano diretti al fronte,e, dopo la sconfitta, accoglie i sopravvissuti e assiste nei campi profughi gli esuli spagnoli. Durante la guerra s'impegna accanto ai figli nell'azione di resistenza e, dopo l'occupazione tedesca, nella protezione vigile della clandestinità di Silvio.
Segue Silvio con i figli Giorgio e Bruno nel rientro in Italia nel settembre del 1943, lo assiste durante i lunghi mesi di ricovero all'ospedale di Treviso e poi a Monastier, fino alla morte , il 12 marzo 1944. Nonostante il grande dolore, si mette subito a disposizione del movimento di liberazione e condivide a pieno le scelte dei figli, collaborando attivamente con Giorgio che resta con lei nel trevigiano.
Dopo la Liberazione, tornata nella sua casa di Treviso, collabora con il Cln cittadino, come Presidente dell' Ufficio Assistenza Rimpatriati dalla Germania, provvedendo, con il suo abituale spirito pratico e la sua abnegazione, alla raccolta di fondi e vestiario. È tra le fondatrici dell'UDI a Treviso, e poi, a Venezia, del Convitto Biancotto, collegio per orfani di partigiani.
Dall'autunno del 1949 Beppa si trasferisce a Venezia, a San Giacomo dell'Orio, con Giorgio e in seguito con la moglie di lui, ospitando d'estate anche le famiglie di Bruno e di Franca, del cui primogenito, Silvio, si occupa personalmente per diversi anni.
Dopo lo scioglimento del PdA, decide di iscriversi al PSIUP e, su pressione di Vittorio Foa, accetta di candidarsi nelle liste elettorali. Negli ultimi mesi della sua vita fa un appello per il Vietnam e un altro nell'anniversario dell'eccidio di Portella della Ginestra. Punto d'incontro di molte memorie, mantiene legami stretti con tutti gli amici di Silvio (Lussu, Valiani, Riccardo Lombardi) e accoglie periodicamente nella sua casa i vecchi amici tolosani. Nel suo salotto, sopra il camino, fa scrivere:«Et s'il était à refaire, je referais ce chemin», a significare la rivendicazione orgogliosa di aver sempre condiviso e amato tutte le scelte fatte.
A metà degli anni Sessanta Ada Gobetti e Beppa Nardari concordano di costituire presso il Centro studi Piero Gobetti di Torino un Fondo Trentin (leggi Silvana Barbalato, in Atti del convegno Franca Trentin. Una vita plurale, 13 dicembre 2011).
Quando il 17 maggio 1967, dopo cinque mesi di malattia, Beppa muore per un tumore al pancreas, avrà per sua volontà dei funerali civili, semplici, di terza classe. Viene sepolta a S. Donà di Piave nella tomba di famiglia, accanto a Silvio (e ora raggiunta dai figli Franca e Giorgio).
Leggi L. Bellina, Il contesto famigliare nell'esperienza di vita di Silvio Trentin, in Pensare un'altra Italia. Il progetto politico di Silvio Trentin, Istresco-Iveser, 2012, 147 pagine, € 13. Il volume raccoglie gli atti dell'omonimo convegno tenutosi al Teatro Eden di Treviso il 15 gennaio 2011.